Parrocchia Sant'Antonio

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Ecco la storia della nostra chiesa e del rione della Bolghera

Nel 1956 il rione Bolgher (che poi modificherà il nome in Bolghera) era seminato di case, ville e palazzi; tanto che vi abitavano dalle 500 alle 600 famiglie. Per unire gli abitanti e creare un punto di aggregazione era dunque necessario costruire una chiesa, anzi erigere una parrocchia. Ma dove costruire tale chiesa?
Dopo lunghe trattative fu deciso di fabbricarla tra via Bolghera e via Gorizia. Una persona (Mons. Pietro Rensi) regalò circa 2800 metri quadrati di terreno, il quale, aumentato con altre compere, raggiunse l'area di 6000 metri quadrati.
Là, a Dio piacendo, sarebbe sorta la nuova chiesa di S.Antonio secondo il progetto ideato dall'ingegnere sig. Giovanni Lorenzi.
A questo punto la Curia Tridentina ricercò la persona più adatta a seguire l'iter burocratico e quindi i lavori dell'erigenda chiesa di S.Antonio. Venne incaricato don Randolfo Sottopietra.
Don Sottopietra si diede subito da fare in maniera decisa visto che i tempi per realizzare il tutto erano molto ristretti.
Il 1956 fu un anno molto intenso e don Sottopietra decise infine di dedicarsi esclusivamente alla realizzazione della chiesa di S.Antonio e delle collegate costruzioni parrocchiali.
Nel luglio 1956 vennero iniziati i lavori per la costruzione della canonica e dell'oratorio; successivamente, nel dicembre dello stesso anno, cominciarono gli scavi delle fondamenta della chiesa vera e propria, ma questo dopo che venne approvato il progetto in data 3 dicembre 1956 di una chiesa in stile gotico - moderno, alta 25 metri, lunga 51,3 metri e larga 24,8 metri. I progetti esecutivi seguiranno nel corso del 1957.
Il progetto approvato evidenziava, oltre alla chiesa così come oggi la vediamo nella sua struttura muraria, la costruzione di un campanile che avrebbe dovuto avere base di 5m x 5m e un'altezza di 38 metri, e che sarebbe sorto tra l'attuale sacrestia e l'entrata della canonica.
Inoltre era stata ipotizzata anche la costruzione di una cripta, ovvero una propria chiesa sotterranea, sotto l'attuale altere maggiore, ampia circa 140 metri quadri. Ambedue queste edificazioni non vennero però realizzate principalmente per la mancanza di fondi.
I lavori di scavo per l'erigenda chiesa continuarono nei mesi di gennaio e febbraio del 1957 e il 19 marzo dello stesso anno venne posta, con cerimonia solenne, la prima pietra della chiesa, con l'intervento e la benedizione dell'Arcivescovo di Trento, monsignor Carlo de Ferrari. L'impresa costruttrice dell'edificio della chiesa fu la ditta Bernardi.
Nel frattempo anche i lavori della canonica e dell'attuale teatro proseguivano senza posa e, nell'attesa dell'ultimazione della chiesa, venne fatta richiesta di poter celebrare messa nella cappella provvisoria … che non era altro che il salonene - teatro del vecchio oratorio.
Il 3 aprile 1957 la Sacra Congregazione dei Sacramenti esaudiva la richiesta di celebrazione della messa e di custodia dell'Eucaristia nella cappella provvisoria e, in data 1 maggio 1957, con decreto n° 1275/55, a firma di monsignor Carlo de Ferrari, avveniva l'erezione canonica della parrocchia.
L'edificio della chiesa era la più grande ed importante struttura del complesso. All'interno l'occhio veniva colpito da una navata lunga 30 metri e larga 15 metri, fiancheggiata dalle cappelle alte 4,20 metri. La facciata in stile gotico si innalzava maestosa e due file di finestrelle alte e strette, simili a colonnine, fregiavano in alto e in basso le due facciate laterali, rischiarando tutta la chiesa.
Nel 1957 don Sottopietra ordinò allo scultore Vittorio Moroder le formelle della Via Crucis, scolpite in legno, per la nuova chiesa, e in seguito, ad un altro scultore (Ermanno Moroder), il grande crocifisso in legno di tiglio, alto 4.15 metri. La croce era invece di 8 metri, e ora il tutto è uno splendido colpo d'occhio che sovrasta l'altare maggiore.
Il 13 e il 14 marzo 1959 si tennero due serate nelle quali avvenne l'apertura della chiesa in forma privata. La nuova chiesa ere così agibile, ma tutto era da rifinire e da completare: banchi, confessionali, e molte altre cose erano del tutto provvisorie. Durante il '59 , seppur lentamente, i lavori di rifinitura continuarono e il 9 maggio 1960 monsignor Carlo de Ferrari, con decreto n° 5928, sanciva lo smembramento dalla chiesa matrice, la Cattedrale di Trento, del territorio delineato dai seguenti confini: via Vicenza, stradone della Frica, Salè, Ferrovia della Valsugana (nel tratto corrente tra le stazioni di Povo e Villazzano), rio Manci (discendente a est del capitello Regina Pacis) e l'aggregazione di tale territorio alla parrocchia di S. Antonio in Trento. I confini verranno poi ridefiniti con piccole modifiche negli anni seguenti.
Nel 1963, mentre continuano le rifiniture della chiesa e degli edifici parrocchiali, si completò la nuova strada che unisce via Gorizia con via Gocciadoro, che in un primo momento venne indicata come via Desiderio Reich, e solo successivamente, via S. Antonio, com'è tuttora.
E ancora nello stesso anno l'interno della chiesa si arricchì con lo splendido affresco della figura di S.Antonio di Padova, dipinto dal valente pittore Marco Bertoldi, residente in Bolghera.
La chiesa sembrava essere completata, ma nel 1964 il tetto si dimostrò assolutamente inadatto, specialmente nel periodo delle piogge, poiché si evidenziarono macchie di umidità nella navata. Il tetto verrà quindi cambiato, tuttavia dapprima si effettuò qualche rappezzo che si rivelò inutile e pertanto si provvide al totale rifacimento, affrontando spese non indifferenti. E purtroppo il tetto continuò anche in futuro a creare problemi.
Nel 1973 la chiesa era ormai finita, ma mancava ancora qualcosa, qualcosa che sanciva il riconoscimento della personalità giuridica della chiesa parrocchiale di S. Antonio di Padova in Trento.
Si provvide con il decreto n°450 del Presidente della Repubblica, il 18 aprile 1973.
La parrocchia veniva quindi riconosciuta a pieno, anche come ente giuridico.
Durante gli anni di costruzione della chiesa anche la comunità ebbe la sua importanza, oltre a quella dimostrata perennemente da don Sottopietra e da don Filosi, e si fece sentire presente concretamente, anche grazie alla disponibilità e generosità di alcuni parrocchiani che offrirono denaro, mano d'opera, statue e altari per le chiesa.
Col passare degli anni si arriva poi ai giorni nostri, dove l'intera comunità parrocchiale si dimostra ancora attiva, presente e disponibile.
Nuove persone dimostrano sempre maggior interesse alle iniziative proposte e si integrano nei vari gruppi presenti in parrocchia.


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